Sull’amaca della Chicco si moriva da eroi
Covid o non Covid, non siamo stati i soli ad affrontare costantemente il pericolo, bullandoci in tal caso anche della morte. Per chi come me è nato tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli anni ’80, ci sarà sicuramente qualcuno che ha dormito in macchina sulla temibile amaca della Chicco, amorevolmente acquistata dai propri genitori per allietare i viaggi al mare verso la riviera adriatica.
Ed è ancora qui, vivo, per poterlo raccontare.
Essa è stata progettata per esser allacciata alle maniglie sull’imperiale dei sedili posteriori, così che il pargoletto potesse basculare, talvolta anche sbattendo sui poggiatesta, durante il viaggio e dormire tranquillo e, in caso di frenata brusca, finire direttamente contro il parabrezza a 79 km/h.
Tranquilli, non era l’unica modialità di utilizzo. Come descritto anche sulla confezione, l’amaca poteva esser distesa anche sul balcone, immagino sullo stenditoio tra una staffa tendicavo e l’altra, per offrire così le brezza di un comodo riposo ed una visuale sul vuoto dal quarto piano di casa.
Se siamo qui a raccontarlo o a ricordarlo, possiamo con assuluta certezza dire che il Covid ci fa un baffo: siamo sopravvissuti all’amaca Chicco, nulla può ucciderci.