Gustave Flaubert, e molto altro
A proposito di luoghi comuni, sembra scontato che chi lavori nella ristorazione sia un personaggio piuttosto ignorante e che l’unica sua passione sia quella di scolare spaghetti. Nulla di più sbagliato e superficiale: ogni lavoro ha una sua dignità, ma soprattutto, ogni singolo ha un suo passato e presente e non necessariamente devono corrispondere a ciò che durante la giornata fa, per vivere.
Così così
“Buono il primo, mediocre il secondo e il dolce. Prezzi comunque onesti e leggermente sotto la media. Locale nel centro storico“
La risposta (epica) del proprietario
“Affascinato in maniera quasi morbosa dall’argomento, negli ultimi anni di vita Gustave Flaubert scrisse un piccolo libro di appunti dal titolo inequivocabile: Il dizionario dei luoghi comuni.
Nella prefazione annota: “Invece di osservare, si afferma!”
Le frasi del libro risuonano di sentenze scontate ed opache, e ti immagini le anonime voci di chi declamava quei pensieri stereotipati, ma non riesci a immaginare i loro volti.
Chissà chi erano nella folla di allora.
Una appendice flaubertiana balugina in questa recensione.
Chissà cosa avrà mangiato, dal momento che non specifica nulla.
Soltanto termini come “buono” “mediocre”, senza altro ragionamento.
Senza approfondire o motivare.
Chissà chi era, nella folla dell’oggi.
Ancora una volta smarrisco, nel constatare la necessità di tanti di recensire per essere.
O di essere, in quanto recensiscono.
Ma, come allora, ai tempi di Flaubert, una nebbia li avvolge, e ti domandi chi sono.
L’Anonima Recensori, quelli del buono o cattivo, in una vita “così così”.
Fausto Cavanna“
Chi si atteggia a grande chef, dispensando giudizi negativi su un ristorante sentendosi particolamente figo non capendo però un cazzo di cucina e “dell’internette“, avrebbe molto da imparare dalla risposta del proprietario di questo ristorante. Una lezione gratuita di filosofia, gratuito quanto aprire un libro. Per pochissimi.
96 minuti di applausi.